100% CLEMENTINE NEL SUCCO BIOSMURRA

PREFERITO DA ATLETI A MONDIALI LONDRA
OBIETTIVO: CONTINUARE AD INFORMARE I CONSUMATORI

Donna di Calabria, determinata e sorprendente, dalla tempra d’acciaio tipicamente mediterranea, CristianaSMURRA è la regina del succo di clementine. Strettamente appartenenti al gruppo dei mandarini, questi agrumi hanno delle marce in più: il terreno vivo, sano e puro in cui nascono e crescono, l’amore di chi li coltiva e la soddisfazione palatale di chi li assaggia. Metis Magazine l’ha intervistata per voi.

 

Cristiana, Lei è un avvocato. Qual è stato il Suo percorso e come mai ha rinunciato alla carriera forense per dedicarsi all’agricoltura?

Inizialmente una scelta un po’ obbligata. Durante la pratica legale ho iniziato, sin da subito, a collaborare con delle importanti sigle sindacali, per darmi la possibilità di farmi conoscere e di entrare in contatto con problematiche di settore. Successivamente, l’ingessamento e l’ipocrisia del sistema e l’esigenza di costruire qualcosa di concreto, basato su relazioni energetiche positive, mi hanno indotto a pensare che una gestione intelligente della terra fosse la risposta giusta per me. È inutile dire, che ci sono incontri che ti cambiano la vita. Nella mia,  aver incrociato Lenin Montesanto prima, brillante e serio professionista prestato alla Calabria ma cittadino del mondo, e Roberto Li Calzi poi, apripista di molte cose che accadono nel mondo dell’economia alternativa, hanno influito positivamente su di me e sul mio percorso umano e lavorativo.

 

Come Le è venuta in mente l’idea di spremere le clementine ed imbottigliarne il succo?

Da qualcosa di negativo – a causa del meteo – riconducibile alla perdita di 180 quintali di prodotto. È nata così l’idea di trasformare le clementine non spedibili, ma ancora buone per usi differenti, in succo. Ho fatto una ricerca di mercato e mi sono resa conto che nessun prodotto analogo era già presente sugli scaffali della grande distribuzione né in negozi di nicchia. Il commercio in rete, meglio conosciuto come e-commerce, era agli albori, ma non vi era alcuna traccia del mix di agrumi che avevo in mente e, soprattutto, con la percentuale del 100% di polpa, senza conservanti e zuccheri aggiunti se non quelli della stessa frutta. Leggevo la normativa europea in tal senso e sorridevo (nei succhi ne imponevano soltanto il 12%).

A questa intuizione si è poi unito l’aspetto di valorizzazione di una materia prima ormai negletta. L’idea di diversificare le attività all’interno dell’azienda, di evitare gli sprechi e, in ultimo, di coinvolgere in questo progetto altre aziende biologiche certificate, dalle quali reperire al giusto prezzo il loro scarto, ossia i calibri di piccola pezzatura.

 

Il Sud, ed in particolare la Piana di Sibari  in Calabria in cui Lei vive, è una zona vocata e votata all’agricoltura, spesso bistrattata: cosa si potrebbe fare secondo Lei per valorizzare in toto quest’attività?

Puntare alla qualità. Creare delle filiere serie, dove l’obiettivo comune sia quello di porsi in contrapposizione netta rispetto alle dinamiche perverse del mercato globale. Valorizzare tutto ciò che già esiste, senza inutili duplicazioni e sperpero di denaro pubblico. Creare piattaforme da condividere con altri per ciò che concerne la logistica e lo stoccaggio delle merci. Non delegare a terzi le proprie sorti. Pretendere dalle istituzioni che ci governano a tutti i livelli la massima serietà, l’indicazione di regole certe e la loro rigida applicazione. Smetterla di chiedere favori, ma pretendere che vengano rispettati i diritti di tutti. Evitare passerelle inutili e tante chiacchiere. Recuperare la dignità perduta e amare di più le nostre radici e noi stessi.

 

Dal profumo della fioritura che si avverte in primavera fino al raccolto finale in autunno, quali sono le difficoltà e le speranze di un produttore di clementine, che segue la crescita di questi frutti con passione, premura e sacrificio?

Che qualcuno da lassù ci assista (sorride, N.d.A) ! I cambiamenti climatici stanno creando innumerevoli problemi. Non credo sia più possibile un’ inversione di rotta, ma è necessario evitare di continuare a sfidare, con superficialità ed egoismo, la natura che è al di sopra di noi e della nostra cecità.

 

La campagna agrumicola è alle porte ed il mercato, assuefatto da standard che pretendono la perfezione e noncurante del processo spontaneo della natura, richiede delle calibrature precise ed è sempre più esigente: quali aspettative commerciali per chi vende e per chi compra? Saremo costretti ad andare sempre di più verso “l’artificializzazione della genuinità”?

Raggiungere consumatori consapevoli ed attenti, continuare ad informarli, a spiegare loro e a sensibilizzarli rispetto ai concetti di presunta perfezione del prodotto, del giusto prezzo, (equiparato ad un prezzo trasparente che tenga conto del costo della legalità e dell’etica che dev’essere alla base di ogni rapporto) e dell’importanza delle relazioni che s’ instaurano, linfa degli scambi commerciali in atto, credo rappresentino l’unico antidoto a scenari preoccupanti ed irreversibili.

 

L’Italia potrebbe favorire la commercializzazione delle sue clementine anziché importarne da altri Paesi.

Credo che per logica e buon senso, ogni Paese del mondo dovrebbe prima consumare e pensare locale. E solo in circostanze eccezionali puntare al globale. Ovvio è che alcuni prodotti non si riescono a consumare a livello locale, in quanto spesso la monocoltura caratterizza intere aree e quindi l’offerta è alta. È anche vero però, ed è un paradosso e al contempo una stortura del sistema, che, a fronte del mancato consumo dei nostri prodotti, arrivino sulle tavole merci analoghe da altre aree geografiche dell’Europa e non solo. Nella ristorazione e nelle catene distributive, ad esempio, troppo spesso ci imbattiamo in materie prime di bassa qualità a discapito delle nostre eccellenze agroalimentari, che ancora umilmente promuoviamo in punta di piedi. Anche in questo campo dovremmo invertire rotta. Non fosse altro che per orgoglio più che per spiccata intelligenza, che troppo spesso dimostriamo di non avere.

 

Il biologico in agricoltura: è bio davvero?

La scelta di gestire un’azienda con i metodi del biologico, dell’agricoltura rigenerativa, del biodinamico, è una questione di consapevolezza interiore, quasi un “Credo” direi. Molte aziende, sulla carta biologiche certificate, hanno rimodulato notevolmente il concetto e quindi le pratiche colturali. Le hanno asservite alle proprie esigenze. In fondo in ogni cosa c’è la regola, ma ci sono anche tante eccezioni. A volte, chi opta per il biologico lo fa soltanto per ottenere i contributi europei o per ritagliarsi delle nicchie di mercato: la percentuale di consumo di questa tipologia di prodotti è in forte crescita. Bisognerebbe essere soltanto più onesti e trasparenti e pretendere che le “mele marce” escano dal sistema: tutelare davvero la natura e fornire garanzie al consumatore devono essere dei fattori imprescindibili.

 

Che sia gustosissimo non abbiamo dubbi, ma per quali altri motivi è importante bere il succo di clementine?

Il nostro succo è oggetto di studio da parte di uno staff di ricercatori dell’Università della Calabria. Gli olii essenziali, oltre a caratterizzarlo, lo rendono ricco di polifenoli che arrecano benefici alla salute. Un aspetto interessante è che in alcuni importanti eventi sportivi,  come i campionati mondiali di atletica a Londra, nonché in seguitissime trasmissioni televisive rivolte soprattutto al mondo degli sportivi, il nostro succo di clementine sia stato scelto tra i prodotti di eccellenza da far degustare o promuovere. Sono piccole soddisfazioni che ci fanno comprendere che siamo sulla strada giusta.

 

Allora, tutto sommato, malgrado gli ostacoli, si ritiene soddisfatta di investire il Suo tempo e le Sue risorse in questo campo?

Assolutamente sì. E direbbe di sì chiunque ami realmente la terra ed i suoi frutti.

 

Consiglierebbe alle nuove generazioni di compiere la Sua stessa scelta?

Non ho alcun dubbio, ma consiglierei un approccio serio e professionale, non lasciando a casa l’etica possibilmente.

 

Quali sogni e progetti per il futuro, Suo ed in generale?

Di continuare a vivere sognando un mondo migliore e lavorare insieme a tanta altra bella gente, nel mio piccolo, perché ciò possa accadere. Il mio auspicio è che anche la Calabria possa finalmente riconoscere le sue vere potenzialità ed avviare processi virtuosi a beneficio dell’intera collettività.

FONTE: METISMAGAZINE.COM – 6.10.2017 – INTERVISTA A CRISTIANA SMURRA – DI ROSA DE ROSIS