BIOSMURRA: SOCIALITÀ, SOSTENIBILITÀ E TRADIZIONE PER SUPERARE NON SOLO COVID MA ANCHE I MALI DELLE NOSTRE SOCIETÀ

BIOSMURRA: SOCIALITÀ, SOSTENIBILITÀ E TRADIZIONE PER SUPERARE NON SOLO COVID MA ANCHE I MALI DELLE NOSTRE SOCIETÀ

Nelle meravigliose valli del Colagnati e del Coriglianeto, vicino alla città di Corigliano-Rossano c’è un piccolo grande “gioiello” di quello che significa fare ed essere imprenditrici agricole che credono nella sostenibilità come un valore a tutto tondo. L’Azienda Agricola Biosmurra – 11 ettari la cui produzione principale sono le clementine comuni su innesto di arancio amaro, uno dei prodotti d’eccellenza della Piana di Sibari – è infatti un fenomeno interessante. Inoltre Biosmurra produce anche piccole quantità di olive, liquirizia e altre varietà di agrumi oltre che offrire un rifugio per animali abbandonati che fanno parte della famiglia. Tutta al femminile, l’azienda è guidata dalle due sorelle Marina e Cristiana – con il supporto della mamma Iolanda – che, terminati gli studi lontano dalla Calabria, sono tornate a lavorare nell’azienda di famiglia trasformandola, dopo diciassette anni di duro lavoro, in un modello molto interessante. Alle nostre domande risponde Cristiana, secondogenita, avvocato, che dopo una fase intermedia tra i due mondi, agricolo e giudiziario, si occupa esclusivamente dell’azienda ereditata dopo la scomparsa prematura del padre.
L’Azienda agricola BIOSMURRA diciassette anni fa ha scelto di passare al biologico, vere e proprie pioniere, e da circa cinque anni ha introdotto alcuni metodi e pratiche colturali dell’agricoltura organica e rigenerativa. Oggi oltivate ancora “le clementine” della piana di Sibari secondo le “faticose” leggi e regole della tradizione. A cosa è dovuta questa scelta?

Non possiamo definirci pioniere del biologico, anche per una questione anagrafica. Siamo, però, socie del consorzio siciliano “Le Galline Felici”, attore storico del biologico e apripista di molti percorsi che si sono avviati nel mondo della cosiddetta ‘economia alternativa’, mondo del quale anche noi siamo, da oltre un decennio, parte attiva. È indiscutibile, però, che la nostra scelta di convertire la nostra azienda dal regime integrato a quello bio sia stata consapevole, autentica e convinta, nonostante nel nostro territorio, le pratiche concrete e i suggerimenti che ci hanno dato andassero in direzione contraria. Il biologico per molti era e, purtroppo, per alcuni lo è ancora, esclusivamente documentazione cartacea per ottenere contributi europei. Elargizioni che a nostro avviso hanno drogato il comparto agrumicolo e che andrebbero eliminate. In senso ostinato e contrario, noi invece continuiamo a sognare e a praticare scelte agronomiche, commerciali e relazionali differenti rispetto agli scenari che da qualche anno vediamo perpetrate sul territorio locale e nazionale. Mi riferisco, ad esempio, alla nostra testardaggine nel preservare gli impianti antichi di clementine comuni su innesto di arancio amaro, che hanno un equilibrio ed un gusto unico ed autentico rispetto a tutte le nuove varietà (che spuntano un prezzo maggiore nei canali legati alla Grande Distribuzione, dalla quale rifuggiamo). Sostanzialmente la nostra scelta è quella di innovare nel rispetto e nella valorizzazione della tradizione e delle nostre radici senza cedere alle esigenze del mercato. Ciò avviene coinvolgendo ed “educando” il consumatore e con lui noi stesse, sulla specificità del nostro prodotto e sul perché delle nostre scelte. Altro aspetto che ci caratterizza è aver sempre preferito rivolgerci agli istituti di credito tradizionali per avviare i nostri progetti di miglioramento e sostenibilità aziendale, anche attraverso un lieve aumento delle superfici. Per scelta, non abbiamo mai inteso attivare raccolte fondi attraverso il crowdfunding o ricorrere alle coproduzioni o ai pre- acquisti (che implicano anticipazioni da parte dei clienti rispetto alle stesse piantagioni o al prodotto che arriverà sulle loro tavole), poiché per noi è importante sentire il peso delle nostre azioni assumendocene totalmente la responsabilità e usufruendo della giusta dose di adrenalina che ci tiene vive e vigili.

Il virus Sars – Cov 2 è arrivato come una piena improvvisa che ci ha travolto. Molte aziende hanno avuto e hanno difficoltà a reggere l’urto di questa onda anomala. Cosa è successo nella tua azienda? Hai, avete dovuto affrontare dei problemi? Quali e come li avete risolti?

Con il sopraggiungere del Covid-19 molto è cambiato dentro di noi. In questi anni il coraggio di osare, di spingere, di scommettere su di noi e sul mondo che avevamo davanti ci ha portate a non fermarci e a continuare a sognare, nonostante le innumerevoli difficoltà anche economiche, che di volta in volta siamo riuscite a superare. Oggi c’è un po’ di incertezza sul futuro e meno fiducia rispetto a molte dinamiche che si muovono a livello globale. Questo mondo a volte presenta il suo volto più ambiguo e contraddittorio e ciò mina la fiducia e la speranza che sono elementi imprescindibili. Ciononostante, noi continuiamo a lavorare e a fare, con la stessa determinazione: siamo reduci da una campagna agrumicola molto soddisfacente che si è chiusa nel mese di gennaio, per nostra fortuna poco prima dell’arrivo del virus. Nello spirito di un’azienda che crede nel sociale e nella socialità, abbiamo scelto di rispondere offrendo lavoro a quante più persone serie abbiamo incrociato nei mesi, negli anni scorsi in questa fase di blocco del Paese, anche per far fronte alle richieste di aiuto. Abbiamo continuato ad operare nei campi e negli agrumeti con regolarità, anche inventandoci lavoro. Diversi ritardi li abbiamo subiti, e tutt’ora li stiamo subendo, per quanto concerne altri aspetti (relativi al fermo della commercializzazione del succo nell’Ho.re.ca, ai laboratori di analisi totalmente in tilt e concentrati su problematiche più serie relative al contagio, al fermo del mercato estero ect). Purtroppo, un dato certo è che molte realtà non riapriranno più e ciò determina un danno a livello economico, ma anche, da un punto di vista emotivo, molte perplessità e un gran dispiacere. Cambieranno le nostre città, come sono cambiate le nostre abitudini in questi mesi di “solitudine” e come qualcuno vorrebbe cambiassero le nostre relazioni con gli altri. Modalità a cui non intendiamo rinunciare, perché per noi la tecnologia non soppianta le relazioni umane fatte di contatto, sguardi, azioni congiunte, sorrisi e sudore. Ad ottobre capiremo se gli effetti negativi di ciò che è accaduto si ripercuoteranno anche sulla prossima stagione agrumicola. Ci auguriamo di no, perché il percorso intrapreso, ci rende soddisfatte per la ricaduta economica e sociale che il nostro lavoro e le nostre scelte stanno producendo a livello locale. Facciamo girare economia sana ed etica… Anni fa, come azienda dovevamo pensare solo a sopravvivere e quello che abbiamo fatto durante questa pandemia era inimmaginabile e, lo dico con molto orgoglio, di questo siamo fiere.

L’agricoltura sembra in questa fase aver rafforzato il suo ruolo di “custode” del paesaggio, del territorio. Secondo alcuni studi le colture intensive potrebbero essere un fattore che ha facilitato la diffusione dei virus. Ti chiedo il tuo punto di vista sul tema della sostenibilità e cosa fate in concreto per essere sostenibili.

Da sempre cerchiamo di praticare in modo coerente un’agricoltura il più possibile sostenibile a tutela dell’ambiente in cui viviamo e della salute nostra e dei consumatori. La direzione sin dal principio è stata questa. I piccoli passi di volta in volta compiuti, tra errori, difficoltà e spesso assenza di risposte in termini di produzione, ma non di qualità, non ci hanno fatto cambiare idea. A distanza di molti anni, di molte risorse economiche investite, di sacrifici e di scommesse a volte perse, iniziamo a vedere i primi risultati. Vedere nuovamente verdi le foglie dei nostri agrumi è per noi una grande gioia. Purtroppo però i cambiamenti climatici di questi anni – sempre più evidenti sul nostro territorio – non ci stanno affatto aiutando. Ma se riduciamo gli errori, se effettuiamo le lavorazioni nei tempi giusti e con le persone giuste stiamo osservando che le piante si rinforzano e hanno maggiore possibilità di reazione rispetto all’imprevedibilità del clima. Uno dei nostri compiti, ne siamo coscienti, è anche preservare e custodire il nostro paesaggio oltre che l’aria, le falde acquifere e la biodiversità propria dei terreni incontaminati o notevolmente tutelati dall’assenza dell’uso di pesticidi e di chimica. Riteniamo che l’inquinamento, lo sfruttamento del suolo, dell’aria, la pessima alimentazione legata all’agricoltura e agli allevamenti intensivi, siano tra le principali cause della diffusione di malattie letali per l’uomo. Una forma di decrescita rispettosa verso ogni forma di vita e verso la qualità della stessa sarebbe auspicabile a livello globale. L’uomo ha esagerato credendosi padrone dell’intero Universo ed ora inizia a pagare il conto sotto tanti punti di vista. Noi, con le nostre azioni quotidiane, cerchiamo di attuare l’inversione di marcia che nel nostro piccolo tende a dare il proprio contributo per un mondo più rispettoso verso tutto e tutti.

C’è una cosa dal punto di vista aziendale che questa pandemia ti ha insegnato e su cui proverai a rafforzarti o comunque a svilupparti?

Sicuramente ad osare continuando a mantenere i piedi ben saldi a terra. A non fare passi troppo lunghi, tenendo presenti anche gli imprevisti che, nostro malgrado, possono cadere sulle nostre teste senza alcun preavviso. Poi continuare ad investire nelle relazioni umane sane ed energetiche e non dar spazio a tutto ciò che è superfluo e a non disperdere energia preziosa per le questioni che non contano. E soprattutto continuare a scommettere su di noi e sulle cose belle che facciamo e abbiamo fatto perché attraverso il nostro prodotto e la nostra storia, noi promuoviamo anche la bellezza e l’autenticità del nostro territorio dei suoi borghi arroccati sulle colline, dei paesaggi mozzafiato tra mare e montagna e delle campagne costeggiate da cascate e fiumi. Dobbiamo continuare a valorizzare le storie che meritano di essere raccontate e che assieme a noi resistono e scelgono di non attivare scorciatoie a danno del merito e della trasparenza. Continueremo a sensibilizzare i consumatori rispetto al cibo di qualità e all’importanza di custodire e tramandare le tradizioni della nostra terra. Infine con il sopravvenire del contagio, abbiamo accelerato la realizzazione di un sito che include l’e-commerce e che in modo discreto e semplice ci racconterà.